Ebbene SI, dobbiamo ancora parlare di cave

La nostra risposta al Comunicato di Progettiamo Savignano titolato :
“Quindi dobbiamo ancora parlare di cave?”

Riguardo la connessione dell’attuale compagine di Progettiamo Savignano con le scelte scellerate in materia di attività estrattive del periodo 2007-2008.
È palese che vi sia una connessione tra l’attuale compagine di Progettiamo Savignano e l’amministrazione dell’epoca della stipula dei “famigerati” accordi, ovvero quella a guida PD dalla Sig.ra C. Fornari (Sindaco) e dal Sig. M. Piccinini (Vicesindaco).
Piccinini ci risulta sia ancora Vicepresidente del “Coordinamento” di Progettiamo Savignano (se così non fosse, dovrebbero aggiornare il loro sito web…atteso che è da lì che, pochi minuti fa, l’abbiamo
appurato…).
Quanto alla Fornari, è ancora appellata da alcuni esponenti di Progettiamo come persona che ha fatto tanto (dal nostro punto di vista pure troppo…).
Che poi l’attuale vicesindaco Pisciotta o il candidato Fichi abbiano ricoperto ruoli di rilievo nel PD locale è noto a tutti.
Ma veniamo al merito.
Riguardo alla sentenza in parziale accoglimento del ricorso di MULINO scarl (Ricorso Consiglio di Stato n. 6394 del 2018, Sentenza n. 02532/2024)
Tale ricorso deriva dall’eredità lasciata dalla succitata Giunta a guida PD di Fornari (Sindaco) e Piccinini (Vicesindaco) di cui ci siamo dovuti fare carico!
La sentenza prevede che si debbano riconoscere alla ricorrente importi relativi a asfaltature, lavori e sponsorizzazioni al Comune (queste ultime per un importo di 40.000 euro, a beneficio dell’amministrazione (Fornari-Piccinini) anticipati dai cavatori in base ad un accordo attraverso il quale l’Amministrazione Fornari prometteva loro milioni di metri cubi di ghiaia prima ancora che gli strumenti di pianificazione delle escavazione fossero predisposti e senza tenere in alcun conto l’impatto di tale promessa sul territorio di Savignano.
Ora, poiché nel comunicato di Progettiamo si ritiene legittima la scelta dell’Amministrazione Lista dei Cittadini di non dare seguito a tali accordi al fine di tutelare il territorio (cosa peraltro ribadita anche dal Consiglio di Stato, che infatti ha solo parzialmente accolto le istanze di Mulino scarl, che comprendevano anche presunte perdite per non aver potuto scavare) sarebbe stato costruttivo da parte loro farci sapere con quali soldi, a loro avviso, l’amministrazione della Lista dei Cittadini avrebbe dovuto pagare tali opere e restituire le anzidette sponsorizzazioni, visto che tali coperture non erano state, in alcun modo, previste a bilancio nel momento di stipula dell’accordo (come sarebbe stato saggio o doveroso fare).
Se ne deduce, quindi, che secondo Progettiamo, la Lista dei Cittadini avrebbe dovuto mettere le mani nelle tasche dei cittadini stessi per pagare i suddetti debiti fuori bilancio.
Noi abbiamo invece ritenuto corretto tentare ogni strada per evitare di fare ciò (con alcune ragioni, ci viene da dire, poiché l’originario ricorso al TAR è stato rigettato con sentenza 340 del 2018), anche perché i ricorrenti hanno sempre rifiutato alcun dialogo, visto che miravano (senza esserci poi riusciti) a far decadere l’intero PAE che andava a ridurre le escavazioni.
Inoltre, è fatto noto, che sia stata proprio la Lista dei Cittadini ad accantonare, nel fondo contenziosi, oltre 400.000,00 Euro per far fronte ad eventuale soccombenza al successivo ricorso al consiglio di stato, cifra che l’amministrazione Tagliavini si trova ora a disposizione per far facilmente fronte alla sentenza avversa.
Alla luce di quanto sopra, risulta chiaro che, tra pagare all’epoca, ovvero nel 2009 come suggerisce Progettiamo, o pagarli ora nel 2024, dopo aver tentato di mettere al riparo i cittadini dalle conseguenze nefaste delle scelte Fornari-Piccinini, l’unica differenza sia che “chi la fa l’aspetti”.
Riguardo alla citata Sentenza in parziale accoglimento delle istanze di MEG (Ricorso TAR Bologna n. 219/2012, sentenza n. 923/2016): un’altra eredità della giunta a guida PD di Fornari (Sindaco) e Piccinini (Vicesindaco) di cui ci siamo dovuti far carico.
Si trattava delle spese anticipate da MEG per la realizzazione dell’opera “Centro equestre”, ovvero la cosiddetta Citta del Cavallo tanto voluta dall’allora Amministrazione PD (molti, pensiamo, la ricorderanno).
Ebbene, anche in questo caso ritenevamo, legittimamente, che la collettività non dovesse farsi carico dei “capricci” di pochi.
In tal caso, essendovene le condizioni, la Lista del Cittadini in data 20/12/2017 sottoscriveva un accordo, ai sensi dell’art. 18 della L.R. Emilia Romagna 20/2000, con finalità transattiva rispetto al giudizio definito in primo grado con sentenza n. 923/2016 che, non solo risolveva i guai creati dall’Amministrazione PD, ma portava anche, complessivamente, alla chiusura del Frantoio MEG ed al recupero dell’area che l’attuale amministrazione intende dedicare alle Vittime del Covid, area che, va detto, in 5 anni l’attuale amministrazione Tagliavini non è stata in grado di mettere a disposizione dei cittadini
Riguardo al fatto che le cave siano il passato e che si debba invece parlare di futuro: magari fosse così: ne saremmo molto lieti!
Purtroppo l’Amministrazione Tagliavini ha perso cinque anni, senza prendere alcuna iniziativa politica o amministrativa per fare sì che il Piano Provinciale della attività estrattive (detto PIAE) recepisse le riduzioni di aree, volumi e profondità di scavo che sono nel Piano comunale delle attività estrattive (detto PAE), che la Lista dei Cittadini ha predisposto e difeso con diversi ricorsi TAR che sono stati vinti nei fatti.
Pertanto, se davvero Tagliavini & Co, sono favorevoli a questo piano e non sono quelli che vogliono cavare, ci pare strano che nulla abbiano fatto per consolidare tale risultato (?!). Forse, per non disturbare altri, vicino alla loro area politica, che vorrebbero (come hanno tentato di fare nel 2008) più cave a Savignano?
Bisogna poi assolutamente continuare a parlare di cave, perché anche nei controlli delle attività estrattive in corso nel Polo 11, non pare proprio che l’attuale amministrazione abbia messo troppo impegno. Ci risulta, per esempio, che ancora la verifica dei volumi scavati si basi su una certificazione fornita dai tecnici dei cavatori, mentre secondo quanto noi avevamo previsto, il Comune avrebbe dovuto adottare mezzi tecnologici avanzati per fare le verifiche di quanto dichiarato.
Quindi si!!! Dobbiamo continuare a parlare di Cave, perché il passato ritorna, il presente lo richiede ed il futuro va governato.
Bisogna mettere impegno (che non abbiamo visto) per garantire che ciò che è stato non sarà mai più!!
E ad oggi, che non si offendano, la loro sola parola non ci basta: i fatti dicono tutt’altro!!!

Un’ultima domanda: quanto sarebbe stata credibile la comunità locale ed il Comune nella difesa del territorio in opposizione alla discarica di Rio Vulpazza se si fosse consentita la devastazione del territorio con oltre 5 milioni di metri cubi di estrazione ghiaia?